Il 21 Ottobre scorso è uscito per il grande pubblico Marassi, ultimo lavoro degli Ex-Otago.
Per parlare di questo album dobbiamo partire da ciò che la band afferma in merito: “Volevamo raccontare il presente e non c’è niente di più presente di Marassi” [Ex Otago].
In primo piano è appunto questo quartiere di Marassi che rappresenta una Genova rimasta esclusa dalla musica di un mostro sacro come De André. La band ligure racconta una città post-moderna, racconta il quartiere in cui sono nati, cresciuti e dove hanno mosso i loro primi passi musicali. Tra una cena, una birra (o del vino), due chiacchiere e la voglia di trasmettere qualcosa il quinto album della band ha preso vita.
In Marassi non si mira ad una narrazione melliflua di una generazione e di una città, non viene portata la tipica sonorità pop all’estremo bensì con semplicità prendono il proprio spazio i pensieri di una generazione. Il vero messaggio dell’album è forse una domanda che prende forma nella prima traccia I Giovani d’oggi (trasmessa in radio già in estate): “Se i giovani d’oggi non valgono un ca**o gli anziani cosa ci hanno lasciato?”
Questa canzone dal titolo che richiama un grande precedente musicale come il successo degli Afterhours Sui giovani d’oggi ci scatarro su si pone in netta contrapposizione ad esso. Già! Siamo ora di fronte all’altra faccia della medaglia. È vero che la gioventù è allo sbando e che molti non riescono ad elevarsi se non come mera copia di qualche iconico “divo” da social network, ma esiste anche una parte di questa generazione definita dei millennials (e di quella che di poco li precede) che cerca un posto nel mondo creativo mettendo in gioco la propria vena artistica e le proprie idee in un ambiente sociale che molto spesso tarpa loro le ali. Gli Otaghi non ci stanno e ci sbattono in faccia la verità. La canzone infatti prosegue dichiarando i fallimenti della generazione che li precede: gli Esselunga, Miss Italia e la Salerno-Reggio Calabria. Personalmente, da giovane in cerca di un posto attivo nella società, mi sento molto vicino a questa traccia.
Il secondo brano dell’album è anche il primo singolo rilasciato dalla band: Cinghiali incazzati. Una canzone ritmata che incalza l’ascoltatore e propone un testo a dir poco divertente. La contraddizione fa parte del gioco e la band genovese lo sa, non c’è un vero centro del proprio essere ma ognuno è come è: “Siamo filosofi e operai/faccendieri e disperati/cinghiali incazzati ed io non sono un uomo/almeno non ne sono sicuro“.
Quando si parla di Genova non può mancare il mare. La quinta traccia di Marassi è intitolata infatti Mare. Con un testo malinconico, come il mare d’inverno viene da dire, e una musica che accompagna leggera, questo brano riesce a colpire l’ascoltatore e smuovere emozioni assopite. Un amore estivo, un ricordo di giochi o una semplice sensazione della sabbia bollente che ti porta a correre verso l’acqua; tutto questo viene condensato in una canzone nient’affatto banale che coinvolge abbracciando con la propria sonorità. “Mare…ho voglia di Mare/ Non è sempre vero che si sale in cielo/c’è chi sceglie il mare/ […] / e continua a nuotare“.
Proseguendo nell’ascolto si coglie tutta l’anima del progetto che cerca di richiamare amori passati, lotte generazionali, vita quotidiana. In un potpourri di esperienze banali si evolve l’album, che supera la banalità con la genuinità di qualcosa che viene dall’interno, qualcosa che non necessita di un’esaltazione inutile, ma che nel continuo scorrere della vita trova la propria ragione d’esistere.
In un mondo musicale che cerca continuamente la modalità più eclatante per stupire l’ascoltatore, gli Ex-Otago ci riescono con naturalezza e con il loro classico modo di trattare il suono.
Ci sentiamo quindi di dire, citando l’ultima traccia di Marassi, che: “Ci vuole molto coraggio“.
Voto 7