I The Jackals sono una piccola sorpresa nel panorama rock dell’hinterland milanese. Nella loro esperienza (che va avanti da oltre quindici anni) i nostri hanno proposto una formula semplice ma efficace: una netta e distinta matrice rock che flirta con il progressive, l’alternative e qualche influenza fusion. Nella loro ultima fatica, l’EP Suoni Lontani, i The Jackals hanno allargato ulteriormente i loro orizzonti inglobando nella loro formula (come suggerisce chiaramente il titolo del loro EP) spunti ed ispirazioni provenienti dalla musica popolare di località sparse per il globo, mantenendo comunque una chiara identità rock e senza risultare eccessivamente dispersivi o fini a loro stessi.
Il brano che introduce l’EP, Sinfonia del deserto, incomincia in maniera decisa e roboante con un riff dal sapore Tex Mex che tradisce comunque la loro passione per i tempi dispari di matrice prog. Si tratta di un brano lungo e articolato dove ben si sposano ritornelli orecchiabili, atmosfere alla Pulp Fiction e sapienti dialoghi di basso e batteria tra il batterista Alex Pariani e il bassista Riccardo Sauna. Il brano successivo (a parere di chi scrive uno degli episodi migliori del disco), Zingara addormentata, cambia repentinamente continente e avvolge l’ascoltatore in un’atmosfera orientaleggiante dove a far da padrona è la chitarra evocativa di Davide Simontacchi che macina accordi sospesi e si lascia andare in un assolo pirotecnico ed incisivo nel finale. India è un brano strumentale, nonché il brano più articolato del disco. Una chitarra che fa il verso al sitar si destreggia in mezzo ad intricati cambi di tempo ma, la vera chicca della canzone è l’assolo centrale di batteria di Pariani che, anziché gettarsi a capofitto in eccessivi manierismi, cerca di “cantare” un tema ben preciso. Tarantella del solstizio, anziché andare a spasso nelle remote parti della Terra, guarda in territorio italico e trae ispirazione dalla musica popolare del sud Italia (salta all’orecchio la parte di basso di Sauna che impreziosisce non poco le strofe). Suoni Lontani si chiude con Oceano; a differenza degli altri brani, è una ballata rock convenzionale dai forti tratti acustici che, tuttavia, non mette in ombra la cura negli arrangiamenti e nella produzione da parte della band. In una panoramica più generale è sicuramente apprezzabile la produzione dell’EP: i brani sono stati registrati in Italia e il mastering proviene dagli Stati Uniti. La chitarra propone un’efficace ed ampia gamma di suoni, il basso plettrato e la batteria compongono una completa sinergia che alterna con sagacia groove, stabilità e solidità.
Suoni Lontani è nel complesso un’ottima prova che verrà sicuramente apprezzata dai fan della musica rock di lunga data, ma anche ad un pubblico attento alle influenze che possono arrivare da luoghi anti-convenzionali per quanto riguarda la musica rock. Questa nuova strada intrapresa dai The Jackals potrebbe risultare in lavori molto interessanti per il futuro. Nell’incertezza vale sicuramente la pena dare un ascolto a Suoni Lontani, o anche molti di più!