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“Merce Funebre” di Tutti Fenomeni: lo spartiacque della musica italiana [Recensione]

Cos’hanno in comune la trap, l’itpop, la filosofia, Franco Battiato e le sonate di Mozart e Chopin? Assolutamente nulla, avremmo risposto fino a non molto tempo fa. Eppure, l’arrivo degli anni venti porta con sé una nuova e diversa risposta al quesito precedente: “Merce Funebre”.

Uscito a gennaio 2020 per l’etichetta 42 Records e interamente prodotto da Niccolò Contessa (I Cani), “Merce Funebre” è il sorprendente album d’esordio (non de I Cani, ma) di Tutti Fenomeni, all’anagrafe Giorgio Quarzo Guarascio. Classe 1996 e originario di Roma, Giorgio è emerso dalla scena del Soundcloud rap e da subito emigrato verso altri contesti musicali, inediti e inafferrabili.

“Merce Funebre” è un album bizzarro, innovativo, ironico, frizzante, all’apparenza un vero e proprio nonsense. Ma basterà non soffermarsi al primo ascolto per capire che, quello di Tutti Fenomeni, è un disco più che sensato.

Le premesse per un buon esordio c’erano tutte: lo spirito canzonatorio tipico della giovane età, la sempre fine produzione di Niccolò Contessa (che assieme a Tutti Fenomeni ha composto anche le musiche) e la 42 Records alle spalle, una delle più brillanti case discografiche dell’attuale panorama musicale italiano (madre patria dei vari Colapesce, Cosmo e, ovviamente, I Cani, solo per citarne alcuni).

La coppia Quarzo/Contessa ha le idee ben chiare su come portare a compimento “Merce Funebre”: fare tutto e fare nulla, in un continuo processo di ispirazione, decontestualizzazione e rielaborazione. Quello di Tutti Fenomeni è un album che sa di frullatore di influenze, musicali e non, le più disparate, in un incessante mix sintetizzato di vecchio e nuovo, di classico e moderno. Vero è che la linea di confine fra ispirazione e piccolo furto è sottile, ma l’estro di Tutti Fenomeni e la mano sapiente di Niccolò Contessa riescono ad amalgamare il tutto con originalità e creatività, portando a casa undici brani arguti, tanto nei testi quanto nelle musiche.

Non sembrerà strano, quindi, all’ascoltatore sentire l’eco in sottofondo di “Enjoy the silence” dei Depeche Mode nella traccia Valori aggiunti (lo stesso video è un omaggio allo storico gruppo inglese), o scorgere sparuti incostanti sprazzi di Franco Battiato, come nei brani Marcel e Qualcuno che si esplode (manifesto generazionale in cui è forte il richiamo al brano “Cucurrucucù” del celebre maestro siciliano).

Sarà, invece, tanto insolito quanto divertente ascoltare le versioni per soli synth di classici quali “Marcia funebre” di Chopin e “Rondò alla turca” di Mozart, contenute nei brani di apertura e chiusura dell’album, ovvero l’intro Marcia Funebre e la conclusiva Trauermarsch (traduzione tedesca di marcia funebre, appunto), a chiudere il cerchio.

Negli undici brani collocati all’interno di questo cerchio più o meno funebre, Tutti Fenomeni si serve di personaggi filosofici, citazioni artistiche e calcistiche e brani della Dark Polo Gang, filtrati dalla sottile lente della beffa, per scattare istantanee generazionali di contraddizioni e paradossi tipici di questa nostra bizzarra epoca.

Tutti Fenomeni è bravo a creare tanti tasselli sparpagliati e apparentemente scollegati, inserirli nelle liriche e lasciare all’ascoltatore il compito di completare il suo puzzle. E proprio per questa sua caratteristica, “Merce Funebre” è un album che non si lascia ascoltare passivamente, anzi, tutt’altro.

Ciò che viene fuori dall’ascolto di brani come Valori aggiunti (un’elencazione puntuale di differenze fra poeti/politici morti e quelli vivi), o da versi quali “mi sono prostituito come la scienza all’industria” (Metabolismo), “da un punto di vista culturale l’Italia è già fallita” (la ballad Mogol), “l’unica filosofia che studi sono i milioni in banca di Jovanotti” (Filosofia), “libri di Proust accanto al bidet” (Marcel), è la sensazione di un forte scoraggiamento per il decadimento culturale a cui stiamo inesorabilmente assistendo da qualche anno a questa parte. E allora, probabilmente, ha ragione Giorgio nel dire che dovremmo essere più ricchi di esperienze, quelle vere però, consigliandoci di fare un anno l’infermiere.

Forse Tutti Fenomeni è lo spartiacque della musica italiana, o forse, più semplicemente, la sua marcia funebre. Chissà. Ai posteri l’ardua sentenza. Una cosa è certa: “Merce Funebre” è un album che sa contraddistinguersi.

Recensione di Adriana Stancapiano

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Mi basta poco per essere felice: la musica. Fervente nemica di ogni tipo di pregiudizio

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