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No Interview

No Interview – “Nocturnal” degli Shad Shadows, progetto dark electro di Luca Bandini e Alessandra Gismondi (Schonwald)

 

Come Schonwald, attivi da un decennio, i due musicisti di Ravenna hanno realizzato quattro album, Amplified Nature, Dream For The Fall, Between Parallel Lights e il più recente Night Idyll del 2017, in una parabola stilistica che dall’inconfondibile mix di post-punk e shoegaze in chiave teutonica si è via via aperta a una psichedelia dreamy.

Il progetto Shad Shadows, nato nell’inverno 2014, potrebbe essere considerato come il doppelgänger degli Schonwald. Cioè una seconda identità, speculare e complementare alla prima. I riferimenti sono in questo caso coldwave, industrial e synthwave, le colonne sonore dei film di genere e la musica elettronica, che sia orientata alla sperimentazione o al dancefloor degli anni ‘80/‘90. Mentre negli Schonwald la voce principale è quella di Alessandra, negli Shad Shadows è poi Luca a impossessarsi nella maggior parte dei casi del microfono. Entrambi si interessano in parallelo alla video art contemporanea e curano in prima persona la propria immagine, con un’estetica in bianco/nero, a bassa fedeltà.

Un titolo emblematico, Nocturnal, per una creatura della notte che, armata di synth e drum machine, si muove con algida eleganza tra beat marziali e minimalismo ossessivo, avanzando nelle nebbie artificiali, nell’oscurità di una decadenza retro-futurista. In ideale compagnia di nomi come Joy Division, Suicide, John Carpenter, Primal Scream, Moon Duo e Soft Moon. È musica fredda, freddissima, per cuori caldi.

 

Luca Bandini e Alessandra Gismondi, insieme artisticamente da un decennio, per metà del quale, schizofrenicamente (passatemi il termine), divisi fra due progetti di musica wave, Schonwald e Shad Shadows, che oserei definire come lo Yin e lo Yang della vostra anima artistica. Come siete cambiati nell’arco di questi 10 anni?

10 anni sono tanti ma a dire il vero sembra che siano passati in un soffio tra concerti e uscite discografiche. Principalmente siamo cambiati nella fase di scrittura dei brani. Se in principio la  composizione avveniva solo in sala prove, ora preferiamo scegliere luoghi diversi e più in linea con il nostro stato d’animo.

Normalmente non chiedo mai il perché del nome di una band, ma i vostri mi incuriosiscono troppo per non farlo. C’è una qualche analogia tra il fatto che il termine Schonwald in tedesco indichi un particolare tipo di riserva boschiva, mentre “Shad”, in inglese indichi una specie di pesce usata per la pesca sportiva.

Schönwald è il cognome di mia madre. Con i 2 puntini sulla lettera “o” il significato è “Bel bosco”, noi abbiamo scelto di levarli e il significato improvvisamente è cambiato in “essere nella foresta”. Entrambi i significati evocano in noi un immaginario magico e suggestivo. Shad Shadows invece non ha nulla a che fare con la specie di pesce (anche se mio padre ama la pesca), ma nella scelta c’era piuttosto la volontà di avere un nome “semi ripetuto” simile allo slap-back così vicino ai nostri effetti vocali.

Ho voluto un po’ rompere il ghiaccio e scherzare, ma parlando seriamente, voi due avete portato avanti in questi anni magistralmente ben due progetti articolati e complessi alla cui base c’è un genere di musica che non sempre in Italia viene compresa. Come mai, secondo voi, questa tipologia di musica elettronica stenta a ricevere, qui da noi, i riconoscimenti che invece ha nel nord Europa, dove, tra l’altro, siete molto famosi?

Per noi è un grande mistero! È da anni che ci interroghiamo sulla questione senza trovare una risposta.

In una recente intervista, avete dichiarato che il vostro ultimo album come Shad Shadows, “Nocturnal”, è nato la scorsa estate in un ritiro a Marina Romea. Quando l’ho ascoltato mi sarei immaginato più un concepimento alla luce dei freddi neon di un inverno a Berlino. Ma forse è vero che le cose belle nascono meglio partendo da forti contrasti. Che ne dite? Parlateci un po’ del vostro processo creativo.

Sì, l’ultimo disco è stato registrato in una località marittima ma in assoluto isolamento, in un contesto di quiete e relax dove i pini creano una trama così fitta da far sembrare che il sole non sorga mai e il contrasto tra oasi protette e industria chimica crea un mix di retro-futurismo che ha affascinato anche Michelangelo Antonioni, immortalando per sempre questi scenari nel suo capolavoro “Deserto Rosso”.

Nel prossimo futuro vedremo nascere qualcosa dagli Schonwald o dagli Shad Shadows? Cosa bolle in pentola?

Per quanto riguarda i nostri due progetti musicali cerchiamo di alternare le uscite discografiche e la relativa attività dal vivo, quindi dopo che a maggio uscirà fisicamente “Nocturnal”, il nuovo LP come Shad Shadows, inizieremo le registrazioni del nuovo album come Schonwald.

Come abbiamo già detto, siete ormai di casa nel nord Europa dove vi esibite regolarmente. Se poteste esprimere un desiderio (doppio ovviamente), dove vi piacerebbe esibirvi in Italia e dove all’estero e non avete ancora avuto modo di farlo? E con quale dei due progetti?

Come Shad Shadows ci piacerebbe suonare a Capri, mentre in Europa ci piacerebbe suonare come Schonwald a Manchester. Sono entrambe città dove non siamo mai stati a suonare, ma estremamente differenti per storia ed estetica e ci attirano molto.

Domanda Nonsense: personalmente sono un grande appassionato della letteratura horror gotica legata alle creature della notte, secondo voi “Nocturnal” è un Vampiro o un Licantropo?

Assolutamente un vampiro!

Intervista a cura di Luigi Rizzo per Nonsense Mag.

 

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