Come riuscire ad emergere nel sovraffollato mare dell’it-pop/rock/indie contemporaneo? La ricetta per il successo dipende fondamentalmente dalla combinazione di due elementi: in primo luogo occorre essere un act naturalmente provvisto di una personalità spiccata e di buone idee, in secondo luogo occorre trovare una buona etichetta e dei collaboratori che riescano ad indirizzare nel migliore dei modi questi talenti, aiutandoli a produrre della musica che spicchi in mezzo ai troppi luoghi comuni di un genere dai contorni sempre più sfumati.
Gli abruzzesi Imuri, con il secondo album “Chat Hotel” uscito per l’ottima Garrincha Dischi (e Manita Dischi) sembrano avere trovato la quadratura del cerchio, grazie a undici brani che riescono ad attingere dal meglio del genere trovando ispirazione dal pop, dal rock e dall’elettronica e riuscendo nel contempo a far emergere una certa vena cantautoriale, grazie a testi mai banali e riflessivi, nati dalla loro personale visione della vita all’interno di una contemporaneità disorientante.
A dispetto di ciò, la band composta da Lorenzo Castagna (voce e chitarra), Antonio Atella (basso), Valerio Pompei (batteria) e Marco Fontana (synth e chitarra) mostra di avere le idee ben chiare sulla propria missione artistica e, all’interno di un album a tratti ancora acerbo, a prevalere sono gli spunti giusti che si concretizzano in alcune potenziali hit figlie di un approccio compositivo che si regge assai bene in equilibrio fra l’ispirazione cantautoriale e l’energia rock: con canzoni orecchiabili e profonde come il primo single “200 sigarette”, esempio di rock romantico che non sacrifica l’orecchiabilità alla melensaggine, un anthem rock come “Pagina Muta” che già si candida ai migliori pezzi rock in italiano del 2019, bene accompagnato in una trilogia rock ideale dalla prima traccia “Vieni a fallire con me” e dalla conclusiva “Con il culo degli altri”, brani con cui condivide il tono amaro e non rinunciatario. L’alchimia per IMuri funziona anche in brani più lenti ed imperniati sull’atmosfera, vedi “I cosiddetti normali” e la bizzarra ed intrigante “Ti sei vestita di nero”, senza scordare le ricercate sonorità di “Black Koala”, in cui i nostri danno libero sfogo alla tecnica ammiccando a certe sonorità fra AOR e prog.
“Chat Hotel” è quindi un’opera che si inserisce appieno nel panorama indie nostrano, con IMuri che tuttavia raccolgono la sfida perseguendo l’obiettivo di distinguersi grazie ad uno stile che esprime l’identità di una band che non vuole limitarsi ad essere inquadrata cliché del genere, ma ad esprimere la propria arte secondo una via del tutto personale. La nostra sensazione è che i ragazzi ci siano riusciti e che dal vivo certamente sapranno dare conferma delle buone impressioni date nell’album.
Tracklist
- Vieni a fallire con me
- Brenda
- Ti sei vestita di nero
- Di carta
- 200 sigarette – videoclip
- I cosiddetti normali
- Tutti in fila indiana
- La mia giornata tipo
- Pagina muta
- Black Koala
- Con il culo degli altri
