Musica country, folk irlandese, rock americano, voce delicata che non ha bisogno di strafare e che, a tratti, ricorda un po’ Dolores O’Riordan dei Cranberries. Carlotta Risso, in arte Charlie, ha dato vita ad un disco davvero ben riuscito, Ruins of Memories, prodotto dal musicista Tristan Martinelli.
Undici inediti scritti in un lasso di tempo molto lungo, alcuni addirittura risalenti agli albori della carriera della cantautrice genovese, che proiettano sull’ascoltatore la sensazione di trovarsi davvero in un’altra epoca, in un’America che purtroppo non esiste più. Un album pervaso da quella malinconia che non sfocia però mai nella tristezza, anzi regala una sorta di pace interiore.
La tracklist ha inizio con The Strenght, la passione per ciò che si ama fare come forza motrice della vita. Superior rappresenta bene quel passare da note delicate ad altre più incisive, che sono proprio uno dei punti di forza dell’artista. Rosemary è la cartolina di una casalinga frustrata, mentre con Ash and Arrow pare veramente di sentire la sabbia sotto i piedi nel bel mezzo di una scenografia western.
Ruins of memories, le rovine della memoria, la somma di ricordi dolci amari. I’d be Glad, una ballad che racconta la potenza di certi sentimenti inesauribili, forse uno dei pezzi meno forti. Leave è un vero e proprio invito ad allontanarsi da tutto ciò che ci tarpa le ali. Con Innocent Sweet torniamo alla bellezza degli anni ’60 con un tripudio di archi e la storia dei primi tormentati amori.
La tranquillità di Bed Time anticipa il brano più swing del disco, Cigarette, meno folk e più jazz. L’ultimo pezzo, The road (ispirato all’omonimo romanzo di Cormac McCarthy) destabilizza un attimo; perduti geograficamente, ci si lascia avvolgere da un’oscurità psichedelica. C’è posto anche per una traccia fantasma, She, che ci conduce in un breve sogno accompagnati dalla dolce voce di Charlie e da una meravigliosa chitarra acustica.
Un lavoro che attinge dal passato guardando al futuro. Intimo, elegante, soave e incisivo al tempo stesso. Un perfetto esercizio di stile.
Recensione a cura di Cinzia Canali