I Great Lake Swimmers arrivano dal Canada e fanno parte di quel vasto club di artisti che, nel continente nordamericano, traggono ispirazione dalla natura e dai vasti spazi ancora incontaminati per comporre melodie suggestive, sospese tra folk country e sonorità indie (Sun Kil Moon, Smog/Bill Callahan, Iron&Wine…).
Autori di una serie di album generalmente apprezzati dalla critica, la band capitanata dall’introverso cantante Tony Dekker, ritorna sulle scene in occasione del quindicesimo anno di attività con un album intitolato “The Waves, the Wake”, destinato a suscitare interesse anche in Italia.
I GLS non sono una band nuova a sperimentazioni particolari in fase di registrazione, come attesta il clamoroso esempio del penultimo album “A Forest of Arms”, nel quale Dekker ha registrato le parti cantate all’interno della caverna di Tyendinaga (Ontario): in questo caso, per creare le atmosfere mistiche ed introspettive che caratterizzano “The Waves, the Wake”, è stato scelto di registrare tutti i brani all’interno della Bishop Cronyn Memorial Church (London, Ontario), una chiesa eretta 145 anni or sono.
Il risultato è un lavoro ispirato, caratterizzato da composizioni riuscite e da un sound vivido e vagamente analogico, che regala l’impressione di ascoltare un’esibizione dal vivo di questi bravi cantastorie.
Mentre le raffinate orchestrazioni e l’ispirazione della band danno vita a sonorità suggestive che lasciano immaginare all’ascoltatore un viaggio on the road nelle meravigliose distese nordamericane, la voce di Tony Dekker ci incanta raccontandoci queste dodici storie con delicatezza, senza tuttavia lesinare grinta quando serve, come in “Alone but not Alone”, “Side Effects” o “Root Systems”, dove i nostri sembrano addirittura trarre ispirazione dalle melodie dei primi Eagles.
“The Waves, the Wake” rispetta gli standard del folk, raccontandoci storie di perdita – “Falling apart” e soprattutto “Mouth of Flames”, a nostro avviso il brano più emozionante del disco – , di sentimenti (la dolce “Holding Nothing Back”) e natura (l’incantevole opener “The Talking Wind”): Dekker e soci non inventano nulla, in un genere sicuramente consolidato, ma colpiscono nel segno con dodici brani mai banali e senza cali di qualità che ipnotizzano l’ascoltatore conducendolo in un viaggio sognante che, nonostante l’album abbia una durata di 50 minuti assolutamente negli standard del genere, alla fine sembra avere il solo difetto di essere durato troppo poco.
Opera musicalmente perfetta e ricca di atmosfere magiche, “The Waves, the Wake” è un album sorprendente che si candida ad essere una delle migliori uscite nell’ambito dell’alternative folk per il 2018 e non solo.
Tracklist:
- The Talking Wind
- In a Certain Light
- Alone but not Alone
- Falling Apart
- Side Effects
- The Real Work
- Root Systems
- Unmaking the Bed
- Visions of a Different World
- Holding Nothing Back
- Mouth of Flames
- The Open Sea