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“Songs For Sad And Angry People”: il versante cupo della Sicilia [Recensione]

Songs For Sad And Angry People” è l’album d’esordio dei ragusani Partinico Rose, pubblicato dopo un fortunato crowdfunding condotto su Musicraiser.it che ha dato loro la possibilità di farsi conoscere con un lavoro che sintetizza la propria dimensione e visione del rock. La Sicilia è una terra ambigua e polivalente che sa generare con la stessa naturalezza profondi abissi e luci accecanti, oltreché fare affondare dentro il proprio ventre di terra radici di tristezza e di rabbia difficili da estirpare. In questo senso, i Partinico Rose rappresentano l’eccezione che conferma la regola, quella di essere musicisti che guardano lontano e che nello stesso tempo si lasciano attraversare da quegli stessi conflitti interiori di una terra la cui trama è fatta di nodi insoluti.

Nel sound dei Partinico Rose si avverte una propensione ad una dimensione di nichilismo post punk e new wave, interpretata sotto forma di un dualismo di energia ripiegata in un cupo intimismo che costituisce la cifra artistica di un decadentismo doloroso fatto di urla soffocate. La musica dei Partinico Rose non ha nulla di attuale, nel senso che si struttura su una ragionata rielaborazione del passato, nello specifico il versante meno luccicante di un decennio (gli anni ottanta) che veniva rischiarato dalla luce nera dei Joy Division, dei Bauhaus, di Siouxsie and the Banshees e, ovviamente, dei Cure. In questa prospettiva, ciò che resta dall’ascolto delle dieci tracce è la sfera emotiva di una scrittura votata alla drammaticità tipica di un’attitudine vicina alle visioni di Robert Smith intesa in un’accezione più ruvida del suono delle chitarre, a propensioni crepuscolari ed abbandoni a leggere derive post rock.

In qualche modo tutto è riassunto nelle saturazioni dell’arpeggio di Slave Of Time, con il cantato declamatorio di Vincenzo Cannizzo che ricorda le cupezze degli Interpol, così come il basso distorto della successiva Misanthropy e I’m Looking for A Job con un andamento armonico che ricorda le lacrime dark di “Disintegration”. Don’t Leave Me Alone è uno dei pezzi più riusciti dell’album, con il suo forte spessore emotivo, mentre il chorus della chitarra di The End Of Summer si carica di umori di rock nineties, così come l’elettricità di Revenge è vicina a certi Hüsker Dü arricchiti di uno spleen uggioso. Ci piace pensare che “Songs For Sad And Angry People” rappresenti per i Partinico Rose la rivincita dalle difficoltà di emergere nel contesto di un mercato ipertrofico di pubblicazioni e sempre più avaro verso chi ha da dire qualcosa di non banale. Se queste sono le (ottime) premesse, l’album sarà indubbiamente un buon viatico per il futuro della band.

Giuseppe Rapisarda

Vincenzo Cannizzo: Voce e Chitarra

Massimo Russo: Basso

Carlo Schembari: Batteria

Martina Monaca: Cello

Written By

Avvocato, appassionato di musica. Da quando il padre gli regalò la cassetta di "Outlandos d'Amour" dei Police non ha più smesso di comprare dischi. Sa essere concreto anche se, di tanto in tanto, si rifugia in un mondo ideale sospeso tra le canzoni di Neil Young e le divagazioni oniriche dei romanzi di Murakami.

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